Con la menopausa termina la vita fertile della donna per esaurimento della attività delle ovaie, e con essa termina anche la produzione degli ormoni femminili – gli estrogeni- che svolgono un’azione trofica, di “nutrimento”, sulla cute e sulle mucose anche a livello dell’apparato genitale ed urinario.
La mancanza dell’azione di stimolo estrogenico determina un processo di progressiva atrofia di questi tessuti che diventano più fragili ed estremamente sensibili a vari tipi di insulti (infettivi, traumatici, ecc.)
Modificazioni degli organi genitali femminili e all’apparato urinario
Vulva
I cambiamenti anatomici e fisiologici provocano la perdita del tessuto sottocutaneo e un assottigliamento della cute, per cui le piccole e le grandi labbra si riducono di dimensioni e si assiste alla riduzione, talvolta fino alla completa scomparsa, dei peli pubici.
Vagina
La mucosa si assottiglia, si riducono la vascolarizzazione e la produzione di muco, con conseguente secchezza e appiattimento delle pliche vaginali. Poiché perde elasticità, diventa meno distendibile e tende al restringimento. Le cellule si impoveriscono di glicogeno ed il ph vaginale aumenta, causando un’alterazione dell’equilibrio dell’ecosistema vaginale con riduzione dei lattobacilli, la flora batterica “buona”che ci protegge dalle infezioni, predisponendo così alle vaginiti.
Pavimento pelvico
I muscoli ed i legamenti che lo costituiscono vanno incontro a processi di ipotrofia, ed anche il collagene subisce una modificazione biochimica. Tutto ciò provoca un processo di involuzione, per cui il pavimento pelvico perde la sua efficienza, e sotto la spinta della pressione addominale si deforma, predisponendo al prolasso uterino e all’incontinenza urinaria
Apparato urinario
In menopausa la carenza di estrogeni genera alterazioni atrofiche anche a livello dell’uretra e della vescica., che predispongono le donne all’insorgenza di cistiti ricorrenti e incontinenza urinaria.
Atrofia vulvo-vaginale
E’ stato calcolato che almeno la metà delle donne in post menopausa può accusare disturbi legati all’atrofia dell’apparato genitale ed urinario, anche se probabilmente questa percentuale è sottostimata ed il numero delle donne affette è ancora più elevato
L’atrofia vulvovaginale si identifica con secchezza vaginale e conseguente comparsa di dispareunia (dolore ai rapporti sessuali), bruciore, prurito, talvolta perdite di sangue dopo i rapporti, piccole ragadi e abrasioni
Le donne che lamentano questi sintomi sono circa il 50%, ma solo 1 donna su 4 nel mondo occidentale si rivolge a un medico per trovare un rimedio.
Se la maggior parte delle donne in menopausa sono consapevoli che le vampate sono un disturbo legato alla menopausa dovuto alla carenza di estrogeni, non sono altrettanto informate che anche l’atrofia vaginale è legata alla stessa causa. Generalmente attribuiscono questi disturbi alla “vecchiaia”, al fatto che si hanno meno rapporti, e lo considerano un fatto inevitabile; molte si vergognano a parlarne, si rassegnano, e non chiedono aiuto.
E’ invece importante sapere che la secchezza vaginale, il bruciore e il dolore ai rapporti sessuali che si possono avere quando si è in menopausa, si possono prevenire e curare, per cui bisogna parlarne con il ginecologo. Inoltre, a differenza delle vampate che tendono a risolversi da sole nel tempo, non sono transitori, non si “autorisolvono”, anzi peggiorano nel tempo qualora non opportunamente trattati.
Terapie per la secchezza vaginale in menopausa
Le opzioni che abbiamo a disposizione per risolvere questi disturbi sono:
TRATTAMENTI DI TIPO ORMONALE
Poiché i disturbi sono causati dalla carenza ormonale, la terapia estrogenica per via sistemica (compresse, cerotti) e topica (creme, ovuli, gel vaginali) rappresenta il trattamento più efficace per la cura dell’atrofia vaginale in menopausa.
Gli estrogeni ripristinano il normale ph vaginale, ispessiscono e rivascolarizzano l’epitelio e aumentano la lubrificazione vaginale.
Secondo alcuni studi scientifici il 10-25% delle donne che assumono una terapia ormonale SISTEMICA (TOS), continua a lamentare sintomi dovuti all’atrofia vaginale.
In questi casi una combinazione di terapia sistemica e locale vaginale può essere necessaria nella fase iniziale della terapia.
Se la donna non lamenta altri disturbi menopausali se non quelli legati all’atrofia vaginale, la terapia ormonale proposta deve essere solo quella locale, somministrabile mediante gel, ovuli o anello vaginale.
TRATTAMENTI DI TIPO NON-ORMONALE
I lubrificanti e i trattamenti di tipo non ormonale per curare l’atrofia vaginale, sono a base di agenti protettivi e restituivi solubili in base acquosa e di sostanze non ormonali che favoriscono la maturazione dell’epitelio urogenitale.
Sono indicati soprattutto nelle donne che non vogliono assumere o hanno controindicazioni per la terapia ormonale
LUBRIFICANTI: Danno sollievo durante i rapporti sessuali, ma non rappresentano una soluzione a lungo termine.
SOSTANZE IDRATANTI: gli effetti benefici sull’atrofia vaginale sono legati soprattutto alle proprietà tampone che comportano una riduzione del ph vaginale.
L’efficacia sui sintomi è più bassa rispetto alla terapia locale a base di estrogeni, come risulta da alcuni studi scientifici controllati pubblicati finora.
FITOESTROGENI: alcuni dati della letteratura scientifica hanno dimostrato un effetto benefico urogenitale delle preparazioni a base di isoflavoni della soia e del trifoglio rosso.
Queste preparazioni esercitano comunque degli effetti simili a quelli degli estrogeni, e dato che al momento non esistono dati sulla sicurezza di questi preparati, nelle donne con tumori ormono-sensibili bisogna essere cauti nel raccomandarli.
VITAMINE: la vitamina E e la vitamina D sono le due vitamine studiate finora che pare abbiano qualche effetto nell’aumentare la lubrificazione vaginale (vitamina E) e nel regolare l’epitelio squamoso stratificato vaginale.
ANESTETICI TOPICI: Sono stati studiati in donne affette da vestibolodinia (unguento al 5% di lidocaina nelle ore notturne e in donne con vulvodinia (gabapentin al 6% per uso topico).Potrebbero essere utili in donne che presentano anche sintomi dolorosi su base atrofica, ma ad oggi non ci sono studi al riguardo
TRATTAMENTO LASER “MONNALISA TOUCH”
Rappresenta la novità dei trattamenti non farmacologici per la terapia della atrofia vulvovaginale. L’energia del laser stimola negli strati profondi della vagina la rivascolarizzazione e la rigenerazione della mucosa vaginale, che torna ad ispessirsi, ad essere elastica e ben lubrificata.
La terapia si svolge a livello ambulatoriale, ha durata di pochi minuti ed è indolore. Non è necessaria alcuna preparazione. Sono previste 3 sedute, ad intervalli di circa 1 mese
Ad oggi sono stati eseguiti oltre 500.000 trattamenti, e non sono stati riportati danni o effetti collaterali